Poco fuori dal centro città e sul bordo del ciglione carsico, la Napoleonica è una delle falesie storiche triestine.
Un punto di riferimento nella storia
Fin dagli anni Trenta questa strada scolpita nella roccia è diventata una palestra per alpinisti, per poi diventare negli anni una moderna falesia con vie di tutte le difficoltà. Al principale settore sulla strada si aggiungono molti altri settori, per più di duecento vie dal quarto grado all’8b+.
In questa falesia, negli anni, i triestini si sono impegnati su passaggi sempre più difficili e le generazioni si sono susseguite ripetendo i problemi aperti in passato ed aprendone di nuovi. Fra i moltissimi frequentatori vogliamo ricordare:
- Emilio Comici e le sue prime prove su passaggi ancora esistenti
- Berto Pacifico, storico arrampicatore triestino che ha fatto della Napoleonica la sua casa e ha dato il suo nome a uno dei traversi più frequentati
- Enzo Cozzolino e le sue avveniristiche movenze
- Marco Corrado
- Flavio Ghio
- Giorgio Ramani e la sua temibile X che resta sempre impegnativa
Le generazioni degli anni ’80 hanno fatto il salto definitivo verso l’arrampicata sportiva. In particolare, Andrea “Arci” Varnerin ha chiodato e salito le vie che rimangono ancora le più dure della falesia: “Mud Club” (8a+), “Orcobaleno” (8b) e “Pugacioff” (8b+) sono sue creazioni e contano negli anni ben poche ripetizioni.
Un altro punto di riferimento della falesia è Marco Sterni, il primo a riuscire a concatenare tutto il famoso traverso che, alzandosi per pochi metri, offre un ottimo allenamento nelle belle giornate invernali; a distanza di 18 anni è riuscito a ripetere “Pugacioff”, via che conta poche altre salite fra le quali quella di Stefano Varnerin, figlio di Andrea. Oltre a “Pugacioff” ha salito anche tutte le altre vie presenti in questa zona, creandone delle altre e liberando quello che era l’ultimo problema irrisolto: “Blu notte” (8a+).
Questi uomini e queste rocce hanno ispirato tanti giovani che si sono impegnati a loro volta per lasciare il segno come Stefano Varnerin, capace di inventarsi e salire un passaggio di 8A di blocco (Omen), e Gabriele “Sbisi” Gorobey, primo a salire la magnifica “Sbisigando con l’Orango” (8b+), che per ora conta poche ripetizioni cui la prima è stata quella del nostro Andrea Padoan.
Luciano Frezzolini e la Mano di Fatima
Luciano Frezzolini “Ciano”, uno dei fondatori di Gravità Zero, ha iniziato ad arrampicare in Napoleonica come la maggior parte degli arrampicatori triestini e tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000 si è dedicato ad attrezzare parte della Napoleonica, in particolare ha aperto una decina di vie nonché la celebre “Mano di Fatima” che richiama visitatori anche dalle altre regioni e dalla vicina Slovenia. A lui abbiamo chiesto cosa rappresenta la Napoleonica per il mondo dell’arrampicata triestina. “La Napoleonica è, assieme alla Val Rosandra, uno dei posti storici dell’arrampicata sul nostro territorio che non tramonteranno mai: un luogo denso di storia che provoca un certo effetto ad ogni climber triestino sia per la sua bellezza sia per il legame personale con il luogo dove tutto inizia; un banco di prova per le difficoltà di alcuni tratti e allo stesso tempo un luogo dove ci si ritrova con la comunità. Quando ho iniziato io, l’arrampicata sportiva italiana stava nascendo, un nuovo modo di vedere e intendere le rocce. Nel 1998 ho istituito la prima colletta per iniziare ad attrezzare, valorizzare e manutenere alcuni tracciati della Napoleonica e l’operazione ha superato ogni più rosea aspettativa. Con l’aiuto di alcuni amici arrampicatori, primo fra tutti Max Capitanio, siamo riusciti a valorizzare numerosi settori”.
Arrampicata e sostenibilità
La Napoleonica è stata anche un punto di riferimento per tutti gli amanti dell’arrampicata negli anni della pandemia perché l’unico luogo dove arrampicare ad un certo livello nel comune di Trieste. Ancora una volta quindi la Napoleonica ha rappresentato “casa”.
Da sempre, infatti, in questo luogo magico, con un panorama mozzafiato e un facile avvicinamento, si possono incontrare fortissimi arrampicatori, ma anche principianti e un gruppetto più o meno coeso che passa le fresche giornate invernali a chiacchierare e provare qualche passaggio, fra scherzi, risate e qualche polemica. Proprio su questa strada, infatti, famosa per le sue passeggiate domenicali, si incrociano fra curiosità, incomprensioni e fascinazione, il gruppo dei rocciatori e la gente comune.
Un luogo di convivenza quindi e non solo tra persone. La Napoleonica, come tutte le falesie, è un luogo che va curato, lasciando spazio alle specie animali e manutenendo le vie. Proprio di questo ultimo tema si occupano gli amici dell’Associazione Progetto Verticale Trieste, nata nel 2022 con lo scopo di tutelare il libero accesso ai siti naturali di arrampicata del territorio, preservandone al contempo il patrimonio sportivo, storico e culturale. Sono le nuove leve del mondo arrampicatorio triestino che vogliono portare il loro contributo sul territorio anche in maniera concreta: ad esempio a gennaio 2024 l’Associazione ha sostituito tutte le soste del settore Vedetta Italia in Napoleonica, che dopo tanti anni di utilizzo erano in cattive condizioni.
I ragazzi di Progetto Verticale sono facce molto note in GZ e a Luca Bacer, Vice Presidente dell’Associazione abbiamo chiesto cosa rappresenta per lui la Napoleonica e qual è il suo futuro. “Credo come per tutti i triestini, la Napoleonica è il posto in cui si inizia ad arrampicare, un luogo di facile accesso dove è possibile andare anche da soli perché è possibile dedicarsi ai traversi e incontrare sempre qualcuno con cui fare due chiacchiere. La volontà di Progetto Verticale è quella di intervenire nella manutenzione e valorizzazione dei percorsi solo quando è necessario, con l’idea di lasciare intatto il più possibile l’ambiente e preservare le vie già tracciate. Oggi in Napoleonica ci sono ancora diverse vie “vecchie” che necessitano di manutenzione e su cui in futuro sarebbe possibile intervenire.
La Napoleonica per me è stata anche una riscoperta perché, dopo averci passato tanto tempo l’avevo un po’ abbandonata per impegnarmi su percorsi diversi. Nel periodo della pandemia invece è stato l’unico luogo dove potevamo recarci e abbiamo scoperto ancora nuove vie da aprire”.
“Oggi viviamo un periodo di fermento creativo degli arrampicatori triestini” conferma Luciano Frezzolin “grazie all’occhio esperto e attento dei nostri climber sono state trovate delle novità in un luogo storico e frequentato da sempre come quella falesia. La Napolenica è un posto sorprendente, il limite è solo la nostra fantasia”.
Foto di Paolo Manca che ringraziamo